Cosa significa Monogamia?

cos'è la monogamia

Di cosa parliamo in questo articolo?

La monogamia è una unione sessuale o affettiva di tipo esclusivo, che un individuo instaura con un altro.

Le origini della monogamia sono radicate nel tempo, così come le ragioni per le quali l’amore esclusivo è diventato una prassi comune del nostro vivere quotidiano, ma oggi più che mai tale concetto è messo molto in discussione.

Numerosi sono gli articoli, i libri, i film, gli studi scientifici che si susseguono – avallati anche da pratiche sempre più diffuse come poliamore o coppie aperte, solo per dirne alcune – e che conducono il pensiero sempre più lontano dal classico concetto monogamico occidentale.

Vediamo, quindi, di scoprire un po’ di più su questo complesso – ma interessante – argomento.

La monogamia nel mondo animale: il caso dell’Arvicola della Prateria

L’Arvicola della prateria è un roditore che abita nel sud del Canada e nella parte centrale degli Stati Uniti d’America; al suo fianco c’è l’Arvicola dei prati, animale che presenta la maggior parte delle proprie caratteristiche in comune con il primo, ad eccezione di un elemento: l’arvicola della prateria è monogama, l’arvicola dei prati è poligama. I due animali differiscono, quindi, per la loro strategia riproduttiva.

Ci si domanda, tuttavia, com’è possibile che due animali pressoché identici – a livello di dieta, estetica, stile di vita, ambiente – abbiano sviluppato questa sostanziale differenza. Molteplici sono le ragioni. Prima tra tutte, la presenza nelle arvicole delle praterie dell’ormone chiamato vasopressina. In tale animale, infatti, risultano essere presenti numerosi ricettori di detto ormone, che rendono la fase dell’accoppiamento un momento di estremo piacere per loro, tanto da sviluppare un attaccamento alla femmina specifica con cui copulano.

Nell’arvicola dei prati questo non succede, proprio perché manca, a livello genetico, tale recettore.

In ogni caso, si è deciso di riportare l’esempio delle arvicole per spiegare uno dei fattori che ha condotto gli animali alla monogamia: la genetica.

Ci sono poi altri fattori, risultanti dalle varie ricerche scientifiche effettuate:

  • La distribuzione spaziale e temporale dei possibili partner. Nel caso in cui i partner maschili o femminili, di una determinata zona, siano limitati, al fine di preservare la riproduzione si decide di rimanere fedeli al compagno prescelto;
  • La equa gestione della prole. È stato scientificamente provato che nelle specie in cui entrambi i partner si occupano della prole, la monogamia sia la principale scelta perché questo consente di potersi occupare al meglio dei propri figli;
  • La riduzione del rischio di infanticidio. Ciò accade nei primati, ossia i nostri discendenti più prossimi. Le femmine si occupano per la maggior parte del tempo della cura della prole, pertanto non riescono a riprodursi. Questo fa sì che, per i maschi non padri della prole, tali cuccioli siano un ostacolo al concepimento e, quindi, spesso risolvono il problema uccidendoli. Al fine di evitare ciò, le femmine rimangono sempre con lo stesso partner: in questo modo si eviterà che il maschio possa uccidere i cuccioli.

Da questa prima disamina si può comprende come in natura la monogamia sia dettata da due fattori principali: uno genetico e biologico, e l’altro sociale. La monogamia sociale è caratterizzata dal fatto che la coppia sceglie la monogamia per proteggere la propria prole dai predatori, e svolgere così al meglio le proprie funzioni genitoriali. Al fianco della monogamia biologica e di quella sociale, si inserisce la monogamia sessuale. In natura, infatti, molte specie, seppur monogame socialmente, non lo sono sessualmente.

La scienza ha dimostrato che gli animali monogami per eccellenza sono gli uccelli, troviamo poi il pinguino imperatore, i lupi, l’orso, il panda e la volpe. Molti di questi animali, però, seppur monogami socialmente non lo sono sessualmente, in virtù del fatto che nella loro esistenza è stata dimostrata una grande promiscuità sessuale.

Quando si parla di uomini, come immaginabile, tutto si complica.

Monogamia nella storia dell’uomo

Un recente studio formulato dal FNS, ossia il Fondo Svizzero per la Ricerca Scientifica, ha dimostrato come la monogamia nell’uomo sia di ben recente sviluppo, risalendo a ventimila anni fa. Pertanto, facendo rapidi calcoli, si può dire che la monogamia sia apparsa dopo ottantamila anni dalla apparizione dell’homo sapiens.

ragazzi che guardano la tv

L’uomo della preistoria era, quindi, poligamo. Ma come è stato possibile comprendere ciò?

Lo strumento utilizzato è stata la ricerca del cromosoma Y nel DNA di un campione di duemila uomini, di cui la metà europei: si ricorda che l’uomo presenta un cromosoma Y e un cromosoma X, mentre la donna due cromosomi X. Il cromosoma Y è l’unico ad essere trasmesso da padre a figlio, pertanto, la mancanza di diversificazione genetica trovata più di ventimila anni fa andava attribuita alla poligamia.

Con il passare del tempo, in realtà per ragioni simili a quelle del mondo animale, la monogamia è iniziata a diventare una prassi per il mondo, rendendo così la poligamia l’eccezione.

Cosa dice il nostro cervello?

Nel nostro cervello c’è una regione che si chiama ipotalamo, la quale produce vasopressina e ossitocina. Quest’ultima agisce con ormoni, quali la serotonina, aumentando il piacere da contatto fisico e regolando l’attaccamento sociale, ma producendo anche una sensazione di rilassamento. La vasopressina, invece, rende riconoscibili gli individui della propria specie, aspetto fondamentale per l’accoppiamento.

Pertanto, le molecole presenti nel nostro cervello possono condizionare i nostri comportamenti, agendo nel nostro sistema nervoso centrale. Quanto detto è stato comprovato, nell’anno 1999, da Newman, il quale ha provato che sono presenti gruppi di neuroni nel nostro cervello che regolano il comportamento sociale che è coinvolto nella riproduzione, rispondendo a diversi ormoni.

Le ricerche sul circuito neurale si concentrano anche sui fattori sociali. Determinate condizioni sociali, infatti, contribuiscono ad influenzare il sistema neurale che governa l’attitudine sociale monogama. Tra le qualità maggiormente interessanti dell’ossitocina è che viene prodotta a seguito di stimoli sociali (la stessa, infatti, è volgarmente conosciuta come “ormone dell’amore”).

La monogamia sociale, quindi, avendo il fine dello sviluppo della specie è alla base della società. Biologicamente, pertanto, siamo propensi ad essere socialmente monogami, tuttavia nulla dimostra che, per natura, dobbiamo essere anche sessualmente esclusivi.

Nonostante quanto dimostrato dalla neuroscienza e seppur il nostro cervello sia monogamo, il mondo moderno ha sviluppato numerose tipologie di rapporto alternativo.

Poligamia, poliamore e coppie aperte: la monogamia non etica

La non monogamia etica è un rapporto in cui tra i partner non vige l’esclusività, potendo gli stessi intrattenere relazioni anche con altri individui; tuttavia, alla base di tale rapporti, deve esserci una totale e completa onestà reciproca.

Chiunque sostenga tale scelta di vita precisa che non è da intendersi come la possibilità di fare tutto ciò che si vuole, perché tra le parti deve esserci consenso, sincerità, condivisione e comprensione. Quindi, non ci saranno tradimenti o menzogne.

persone che si abbracciano

Ciò che è certo è che non è una tipologia di rapporto che potrebbe andare bene a tutti, essendo forse un qualcosa di ancora lontano da quanto socialmente accettato. La nostra è una società complessa, in cui il rapporto con molta fatica è visto con apertura.

Rientrano nella categoria di non monogamia etica situazioni quali:

  • Poligamia. Possibilità di essere sposati con più individui di sesso opposto, qualora siano le donne ad avere più mariti si parlerà di poliandria, diversamente di poliginia;
  • Relazione aperta. Ipotesi in cui le parti del rapporto decidono in modo consensuale di intrattenere altre relazioni sessuali con partner differenti dal proprio;
  • Poliamore. Situazione in cui si decide di avere più partner sentimentali o sessuali nello stesso momento, ma con tutti si avranno delle vere e proprie relazioni, quindi il rapporto non è limitato a storie occasionali;
  • Scambismo. Il classico scambio di partner tra due o più coppie;
  • Monogamish. È ciò che accade in una relazione monogama, in cui una o entrambe le parti consentono all’altro di avere relazioni sessuali occasionali, stabilendo in anticipo la frequenza e le modalità;
  • Anarchia relazionale. Non prevede alcuna distinzione tra la relazione sessuale o romantica, le parti del rapporto decidono di viversi liberamente, in base alla tipologia di rapporto che si andrà a creare con ogni individuo, e la storia proseguirà fino al suo naturale compimento.

Probabilmente tali tipologie di relazioni presentano aspetti positivi e negativi, ma ci insegnano che l’amore e i rapporti più in generale hanno talmente tante sfumature che rinchiuderli in confini predeterminati comporta la perdita di uno degli aspetti più belli delle relazioni, ossia la loro imprevedibilità e spontaneità.

Critica alla monogamia

Da una veloce ricerca sulla monogamia potete stare certi di una cosa: troverete quasi esclusivamente opinioni critiche. Questo perché, seppur ancora una prassi della nostra società moderna, la monogamia rappresenta per molti una mera convenzione sociale, frutto della paura e della volontà di non volersi discostare da come la maggior parte delle persone agiscono.

La monogamia è vista come una utopia: il frutto di una società borghese che sentiva la necessità di semplificare le cose ed inserire in un unico contenitore sesso, amore e famiglia. Dal XVIII secolo, infatti, il borghese medio, il quale trascorreva tutta la sua giornata a lavorare per potersi inserire nelle gerarchie sociali, non poteva permettersi di mantenere più donne; pertanto, scelse una sola compagna per tutta la vita, con cui condividere tutto.

I principali critici della monogamia sostengono che la stessa crei infelicità, perché lo standard perfetto a cui la società impone di arrivare – amanti perfetti, genitori perfetti, coppia perfetta – produce soltanto frustrazione, essendo un obiettivo irraggiungibile.

Tuttavia, al fine di dare una visione più completa, si potrebbe dire che come la monogamia rende limitati, la poligamia potrebbe rendere sperduti. Quale può essere, quindi, la risposta al problema? Purtroppo, non può esserci nessuna risposta.

La monogamia oggi

Anche il filosofo Brunning, docente dell’università di Birmingham, si chiede se la monogamia oggi possa ancora funzionare. Ciò che attua il filosofo è una messa in discussione delle proprie relazioni, senza offrire risposte, ma facendo soltanto domande.

Il concetto generale che ne esce dai suoi studi è che la monogamia è una relazione esigente: un tempo si era monogami per avere certezza di avere una prole, qualcuno che ereditasse i propri averi, ad oggi invece si richiede molto di più. La coppia monogama funzionale richiede un perdersi nell’altro, al fine di scoprire sé stesso. Non è un parcheggio per il futuro, ma un razzo che può portare in territori sconosciuti.

uomo e donna in un bosco

Qualora la monogamia venga utilizzata per soddisfare la propria necessità di mediocrità, sarebbe come comprarsi una Ferrari e lasciarla in garage, senza mai utilizzarla.

Si deve poi considerare che la società moderna è molto più complessa perché si hanno molte più libertà rispetto al passato. Tutte queste libertà fanno sì che l’individuo sia posto nella condizione di decidere quale scelta di vita sposare, se monogama o poligama.

Anche perché, di fatto, non è corretto chiedersi cosa sia migliore tra poligamia o monogamia, ma ricordarsi che entrambe possono essere soltanto una cosa: una libera scelta.

Si potrebbe sostenere che la monogamia non sia naturale, come si potrebbe dirlo della poligamia. Occorre però ricordare che l’evoluzione e il progresso sarà sempre innaturale, perché va oltre al conosciuto per arrivare al conoscibile.